Report & Credits Photo: Nina Ramirez
PAIN OF SALVATION + CRYPTEX
24 febbraio 2012 . New Age Club - Roncade (TV)
Arriviamo puntalissimi all'entrata del New Age, ma prima che la serata inizi con il gruppo d'apertura sfortunatamente aspettiamo ben un'ora e un quarto. Salgono così sul palco trevigiano i tedeschi Cryptex, band originaria di Hannover: energici, carismatici, un gruppo che ha il suo perchè. Le prime canzoni hanno subito un bell'impatto con il pubblico che ben risponde ai continui incitamenti del frontman nel farlo canticchiare. La loro proposta è un prog rock con belle sfumature folkloristiche, un genuino miscuglio di stili ed armoniche, gli stacchi riempiti dai cambi di strumenti davano ancor più la certezza della preparazione tecnica dei tre e di un gruppo tutto sommato con grande presenza scenita e grande talento, sicuramente da rivedere, e il loro album di debutto Good Morning,How Did You Live? è certamente da avere!
CRIPTEX
Hicksville, Habitus and Itchy Feet
Freeride
Dance of the Strange Folk
Camden Town
The Big Easy
Alois
It’s Mine
Photosynthesis
Gypsy’s Lullaby
Most Lovable Monster
Grief and Despair
Leviathan
Breve è il cambio di palco per l'entrata degli americani Pain Of Salvation, i quali si presentano ad pubblico un po misero ma desideroso di ascoltare un bel concerto dei nostri. Forse, è il caso di fare subito una premessa, questo gruppo è in giro dal 1991, e come la stragrande maggioranza delle band datate e al loro livello hanno dovuto far fronte a continui cambi di line-up, salendo così sul palco del New Age come un nuovo gruppo capitanato dall'esuberante Daniel Gildenlow. Cosa che ai fans più accaniti può far storcere il naso, ma sta di fatto che la grande macchina Pain of Salvation messa in moto e portata avanti con grande audacia dal frontman risulta sempre una solida realtà d'immensa capacità tecnica, nonostante tutto. Ma andiamo a parlare del loro show. I nostri si presentano al pubblico nella semplicità di sempre con un look senza tanti fronzoli, solo un Daniel con i codini e rigorosamente scalzo, e un po di trucco sotto gli occhi degli altri componenti, tranne il batterista. Un look simpatico per addolcire forse, ciò che ne sarà realmente della serata. Con Softly she cries, atmosferica e allo stesso tempo un macigno pieno di entusiamo, incomincia lo show. Il gruppo sembra carico e per non addormentare gli astanti a rotazione l'energica Ashes, fantastica per me sotto al pit a guardare gli occhi commossi di qualcuno tra gli spalti, me compresa, seguita da Linolenum, altra bellezza, forse però non proprio ben caricata dai nostri. C'è una prima parte dove cala un po' l'eccitazione per dar spazio a ritmi più tranquilli con The Deeper Cup dove impervono i cori del nuovo chitarrista, a seguire con 1979 e To the shoreline. Canzone che fa di nuovo brillare gli occhi è Inter Impius, di solito bannata nei setlist, interpretata con armonie delicate e palpabili delle tastiere di Karlsson, la voce di un Daniel rannichiato, profonda e intrigante, un momento in cui non resta che chiudere gli occhi e lasciarci trasportare, concluso con un bell'assolo di chitarra di Zolberg. Un bell'impatto con gli astanti lo suscita pure Ending Theme. Mentre con gli ultimi pezzi della prima parte dello show, Stress, Healing Now resa acustica con scenetta in un angolino, King of loss e No way smorza di gran lunga la magia dello spettacolo, sarà anche colpa di un palco piccolo, ma è proprio la scelta dell'interpretazione dei pezzi, che porta ad un piatto risultato sul finale. La seconda parte ricomincia con un Gildenlow alla batteria, che dà l'inizio ad una Black diamond dei Kiss coverizzata ad hoc e devo dire molto piacevole. E dopo l'intensità da pelle d'oca di Sisters, il pubblico vuole Enter Rain. Un bel finale a decretare un concerto che tutto sommato era difficile da aspettarsi e un pubblico diviso tra grandi seguaci della band e acerbe matricole che canticchiavano solo i pezzi dell'ultimo lavoro discografico. Io li vidi qualche anno fa nel 2008 all'Evolution Fest, e detto con tutta franchezza, avrei voluto molta più grinta, più impatto. Il prog è sopratutto questo, ricco imprescindibilmente di momenti interessanti, carichi di tecnica e pacati nel contesto, ma i Pain Of Salvation, hanno sempre rivoluzionato un pensiero intransigente ed unico, che siano cambiati o che non lo siano, quello che portano avanti ha un valore inequivocabile ma la loro bellezza stava anche nel farti rimanere senza fiato... per tutto il tempo!
PAIN OF SALVATION
Softly she cries
Ashes
Linolenum
The deeper cut
1979
To the shoreline
Chain sling
Iter impius
Ending theme
Stress
Healing now
King of loss
No way
Black Diamond (cover)
The physics of gridlock
Sisters
Enter rain
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