Recensore: Nina Ramirez
DEVOID OF ILLUSIONS
Siamo coscienti che la vita è un cammino di estenuanti lotte interiori, è questo ciò che deduciamo all'ascolto di questo full lenght. Difficile l'interpretazione esaustiva da poter dare al lavoro di questi sei ragazzi bresciani. Si nota sin da subito la buona qualità di registrazione e un buon mixaggio, tutto ben curato dal grande Greg Chander degli inglesi Esoteric, un biglietto da visita degno di ogni nota. Dopo due demo, questa doomband ci regala finalmente un full-lenght interessante ed esaustivo, che decreta senza ombra di dubbio, il grande lavoro svolto dal 2008 da questo gruppo e la loro bravura nel concepire brani talentuosi. L'Intro di Devoid Of Illusions è un antipasto gradevole prima di Summoning The Crimson Soul che inizia con un incipit alla Paradise Lost. Un growl cavernoso e cupo ci dà il benvenuto nel mondo (EchO), una sorta di riff ammalianti di chitarra e accordi piacevoli e sognanti di piano ci catapultano subito in un intensa atmosfera in chiave doom metal con inserti azzeccati di sano death a contrapporre questa melanconica estaticità allusiva nei meandri dell'inconscio, del lato oscuro della vita. "Stiamo cadendo giù, così giù da toccar terra...la mia paura inizia in queste ore di disperazione...si muore per amore..". Decisamente mera introspezione ciò che preannuncia questo full-lenght, e allora...lasciamoci sedurre. Un intro del piano di Simone Mutolo risolutamente in pieno stile Anathema unito all'oscuro growl di Antonio Cantarin e un tocco di teatralità, sono gli ingredienti di Unforgiven March ben serviti su un piatto di considerevoli ed accattivanti riff delle chitarre di Mauro Ragnoli e Simone Saccheri. Siamo di fronte ad una proposta veramente condita con grande tecnica e molta...molta personalità. Dolci e seducenti i clean vocals nella seconda parte del pezzo, è una continua ricerca dell'io interiore, un continuo confondersi tra il tempo, l'amore, la speranza e il voler scomparire. Di gran lunga il pezzo, forse, più introspettivo e toccante di questo lavoro discografico, The Coldest Land, dove qui, la matrice doom/alternative viene interpretata a dovere, "Siamo ombre sotterranee..." e con ciò gli (EchO), possono confermarsi tra le poche band italiane capaci di interpretare con grande talento quello che tutt'oggi è ancora un genere di nicchia e piuttosto difficile da sviluppare con idee nuove e personali nonostante le molte proposte fiorenti giorno dopo giorno. Con bellissimi giri di basso, Agostino Bellini apre Internal Morphosis, rimembrando un gusto particolarmente progressiv dove anche la batteria di Paolo Copeta lascia il suo tocco personale e suggerirei un'interessante e lieve rivisitazione in chiave nu-metal in qualche passaggio finale. La morsa latente continua nella sua poesia introspettiva con Omnivoid e Disclaiming My Faults assuefatta da riff di chitarra a tributo degli Insomnium di Across The Dark. Questo stupendo viaggio è concluso con la toccante Once Was a Man dove la voce del frontman esalta emozioni sorprendenti, mentre il gran finale con Sound From Out of Space, vede l'entrata dello stesso Greg Chander cospargendo di sano funeral doom il pezzo. Diciamo che se questi ragazzi volevano farci raggiungere l'estasi, bè, ci sono egregiamente riusciti. Bravi!
01. Intro
02. Summoning The Crimson Soul
03. Unforgiven March
04. The Coldest Land
05. Internal Morphosis
06. Omnivoid
07. Disclaiming My Faults
08. Once Was A Man
09. Sounds From Out Of Space
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