lunedì 10 settembre 2012

METALCAMP 2012

Report a cura di: Zimon
Credits photo: Nina Ramirez
METALCAMP 2012
Tolmino - Slovenia


Anche quest'anno è stata la volta per il Metalcamp, nona edizione per questo festival, che con il passare degli anni ha saputo riscuotere grandi consensi dal pubblico e non, e si è fatto strada fra i Big, diventando un appuntamento imperdibile, tra i festival estivi europei.
Durante tutte le giornate è stata pubblicizzata la notizia di un importante cambiamento per il prossimo anno, confermando poi il tutto con una conferenza ufficiale, dove è stato spiegato che per il decimo anniversario del festival, ci saranno delle grosse novità, tra cui la più importante, quella di un nuovo nome "METALDAYS" e si terra dal 22 al 28 luglio.
Ma torniamo all'edizione appena passata. 
La seconda giornata si apre con due giovani gruppi "Brezno" e "Avven" che scaldano, l'ormai già calda giornata, con la loro musica, un misto tra Metal/rock e Folk.

MADBALL:
Dalle 5.30 in poi iniziano a salire sul mainstage i primi gruppi di rilievo.
Il primo sono i "Madball", carichi e felici di rappresentare la scena hardcore di New York, qui in Slovenia, in questo festival che solo negli ultimi anni ha iniziato ad aprire le sue porte anche a quei gruppi, che si distaccano dalla scena metal tradizionale, cosa sottolineata più volte dal cantante Freddy Cricien, soddisfatto sia dallo show tenuto dalla band, che dalla bella risposta del pubblico.
Una scaletta che ha proposto vecchi successi della band come "Down by law", "Infiltrate the system", "Set it off", e nuovi brani tratti dal loro ultimo lavoro in studio "Empire".
Uno show energetico e potente dal tipico trademark newyorkese: "Hardcore Still Lives!".

PARADISE LOST:
Alle 21.15 è la volta della prima bigband della serata, i "Paradise Lost", sul palco viene elevato il telone raffigurante la copertina di "Tragic Idol", l'ultimo lavoro in studio della band.
Le luci si spengono, Nick e soci salgono sul palco, e lo show ha inizio.
Il setlist propone brani tratti dal loro ultimo album come, "Fear of impending hell", "Honesty in death", "In this we dwell" e la title track "Tragic idol", mixati a brani che percorrono l'evoluzione sonora della band, che ha saputo evolversi pur mantenendo la propria integrità di gruppo, dalla storica "Pity the sedness" dal sound più grezzo e cupo, a "Say just word" e "One second", sonorità più sperimentali e melodiche, non potevano mancare anche brani tratti da draconian times, di cui la band l'anno scorso ha festeggiato l'anniversario dell'uscita dell'album.
Gran bello show, unico appunto, gli inserti elettronici in alcune canzoni erano fin troppo alti da coprire le parti vocali di Holmes, non proprio in forma, vocalmente parlando.   

AT THE GATES:
Headliner della seconda serata sono stati gli At The Gates, una delle band più infuenti per la scena metal europea, che dopo il loro primo tour di reunion, un po' di anni fa, hanno voluto omaggiare i propri fan di una seconda occasione per vederli live con la formazione originale.
Calato il telone legato alla scenografia dei Paradise Lost, viene fissato quello degli ATG con il logo della band imponente.
Subito il pubblico inizia ad incitare, l'uscita sul palco di Tomas e soci, al grido di "at-the-gates! at-the-gates!".
L'attesa è breve, e sulle note della mastodontica "Slaughter of the Soul" (penalizzata da dei problemi tecnici iniziali dell'impianto sonoro esterno), la band parte in maniera esplosiva, e come una mitragliatrice spara i propri riff killer sul pubblico, Tomas "Tompa" è in forma come sempre, correndo da un lato all'altro del palco incitando la folla in delirio.
Lo show ripercorre la storia della band dal primissimo EP "Gardens of Grief" del 1991, all'ultimo album in studio "Slaughter of the Soul" del 1995, che li ha consacrati al grande pubblico.
Uno show da manuale, sia dal punto di vista musicale/vocale, che da quello scenico, la giusta proclamazione per questa band, la fotografia perfetta di quello che è stato capace questo gruppo, in fatto di songwriting, e che in pochi anni, ha saputo evolversi ed influenzare l'intera scena musicale mondiale.
Una nota di merito va ad Adrian Erlandsson, batterista della band, che con la sua doppia esibizione, prima con la sua band attuale, i Paradise Lost, e poi con la band che lo ha lanciato, ha dimostrato di essere una pura macchina da guerra dietro le pelli, senza perdere un colpo.

HATEBREED:
Nella quarta giornata del festival salgono sul palco gli Hatebreed, storica band americana che, dopo 3 anni torna in terra slovena a calcare il palco del Metalcamp, James Jasta esce sul palco con il suo grido di battaglia "Metalcamp! Lose your fuckin' mind!!" e con "Defeatist" inizia lo show.
Gli innumerevoli circle pit alzano subito la polvere che raggiunge la band sul palco.
Vengono proposti i brani dall'ultimo omonimo lavoro in studio, intervallati dalle songs più di rilievo degli altri album che hanno segnato la storia della band.
Jasta dedica anche una loro canzone agli idoli/amici che ci hanno lasciato: Dio, Darrel, Paul Gray e Rev.
Destroy Everythings è la chiusura perfetta per ogni concerto degli Hatebreed, l'ultimo pugno in faccia, amichevole e simbolico, che la band lascia ai propri fans in delirio.

SEPTIC FLESH:
Contemporaneamente all'esibizione degli Hatebreed nel mainstage, nel secondstage salgono sul palco i Septic Flesh.
La band greca è in tour per promuovere l'ultimo lavoro in studio "The Great Mass", un palco un più contenuto rispetto a quello principale, non ferma l'impatto di questa band che riesce comunque a coinvolgere la folla numerosa accorsa per lo show.
Circa mezzora di show, uno show ridotto, dove sono stati proposti solo i principali brani degli ultimi  lavori in studio, "Communion" del 2008 e appunto "The Great Mass" del 2011.
Grande impatto scenico e sonoro, con un Seth Siro in forma e sempre molto teatrale nella sua performance, che ha saputo coinvolgere i propri fans.
Speriamo di rivederli prossimamente su un giusto palco, con uno show non ridotto e con una scenografia degna di questo band.

KORN:
La terza serata del Metalcamp è dedicata ad un gruppo inusuale per questo tipo di festival, ma che allo stesso tempo segna un punto di cambiamento musicale, un'apertura verso dei generi, che pur essendo sempre metal sono influenzati da sonorità più sperimentali, più "Nu metal", stiamo parlando del terzo headliner di rilievo per l'edizione del 2012, i Korn.
Una scelta tanto criticata, dai non amanti del genere, ma allo stesso tempo tanto osannata dai fans del gruppo, accorsi numerosi per l'evento.
Dopo averli visti, veramente in tutte le salse, con la formazione originale al completo, e poi con i vari cambi di line up, prima l'uscita dalla band di Head, poi di David Silveria, sostituito da Joey Jordison, e poi l'arrivo in pianta stabile si Ray Luzier alla batteria. 
Quest'ultima volta eravamo molto curiosi di vedere la band dal punto di vista live, soprattutto per vedere se le nuove sonoritù intraprese potevano avere la giusta resa anche sul un palco.
Le luci si spengono e i megaschermi installati per l'occasione si accendono proiettando immagini varie di paesaggi e di preparazioni del palco varie, fino all'uscita della band.
Rimaniamo piacevolmente colpiti quando vediamo salire sotto ai riflettori Ryan Martinie, bassista dei Mudvayne, al basso non Fieldy, ritornato a casa per la nascita del figlio.
Lo spettacolo inizia con "Divine" dal loro primo album omonimo del 1994, per poi continuare con i vari successi della band e i tanto attesi nuovi brani del loro ultimo lavoro in studio "The Path of Totality", da "Narcissistic Cannibal" a "Chaos Lives in Everything", passando per "Way Too Far"
Anche se si è sentita la mancanza del suono di basso tipico di Fieldy, Ryan lo ha sostituito a dovere, regalandoci a sprazzi anche dei suoi mini assoli caratteristici.
Le nuove sonorità sono state molto gradite alle nostre orecchie e a quelle del pubblico, che ha cantato tutti i pezzi ke Jonathan regolarmente incitava.
Grande impatto live, per una grande band che continua a scrivere una buona parte dell'evoluzione musicale mondiale.

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