Report & credit pics: Marta Sky Beretta
INTO DARKNESS
PAIN + MOONSPELL + SWALLOW THE SUN
LAKE OF TEARS + SCAR OF THE SUN
E’ l’Estragon di Bologna ad ospitare l’unica tappa italiana
del tour “Into Darkness”, interessante festival che vede riuniti sullo stesso
palco Pain, Moonspell, Swallow the Sun, Lake of Tears e Scar of The Sun.
All’inizio dello show, attorno alle 19, il pubblico è ancora poco presente e un
po’ freddo quando i greci Scar of The Sun, al loro debutto con il primo full
length sotto l’etichetta italiana Scarlet Records, aprono le danze. La loro
proposta di un metal classico scevro di tecnicismi e particolare originalità
non scatena un entusiasmo sfrenato da parte dei pochi presenti, nonostante la
band ci metta energia e buona volontà, con il frontman che parla un italiano
perfetto, ma dimentica per due volte di trovarsi a Bologna e non a Milano,
suscitando una certa ilarità!
Seguono dopo un rapido cambio palco gli svedesi Lake of
Tears, la cui proposta musicale può
accostarsi a nomi ben più noti come Tiamat e Sentenced, accolti con
maggior convinzione dal pubblico sebbene funestati dal alcuni problemi tecnici
a chitarra e basso. I brani proposti pescano dal loro vasto repertorio, con 8
album all’attivo e una carriera ormai quasi ventennale alle spalle, tra cui
ricordiamo i più recenti “Taste of Hell” e “Illwill” e la divertente “Boogie
Bubble” che scalda il pubblico che inizia a farsi più numeroso in sala.
Il
salto di qualità avviene con i successivi Swallow The Sun, formazione già nota
agli amanti di sonorità doom/goth. Una nebbia azzurra e fredda accoglie la
formazione on stage, glaciale nella sua perfezione e irrefrenabile nella sua
potenza. Vengono proposti sia brani più rodati come che alcuni più recenti tratti dal loro ultimo
“Emerald Forest and the Blackbird”. L’esibizione è pulita, potente,
coinvolgente e di grande impatto, come si evince dall’ottima risposta del
pubblico. Sarebbe bello poterli rivedere
ancora nel nostro paese con più tempo a loro disposizione e ci auguriamo sia
possibile!
Il momento più atteso dalla maggioranza del pubblico, che
nel frattempo si è fatto molto numeroso ed impaziente, arriva quando nella sala
risuonano le prime inquietanti note dell’intro di “Axis Mundi”, opener
dell’ultima fatica discografica dei portoghesi Moonspell. Cadono le tenebre e l’entusiasmo del pubblico
è alle stelle quando il quintetto lusitano da inizio al proprio superbo show. Luci
e suoni perfetti, chitarre potenti supportate da una sezione ritmica
inarrestabile costruiscono un muro di suono sul quale il frontman e anima della
band Fernando Ribeiro, calzando per la prima song un elmo romano, infiamma gli animi di un pubblico che riversa
sulla band lo stesso fiume di energia che li investe dal palco. L’accoglienza è
perfetta e la band lo percepisce, regalando con energia e passione i vecchi
classici come la sulfurea “Opium”, l’oscura “Awake”, la tenebrosa “Vampiria”
insieme a nuove composizione come la travolgente “Alpha Noir”, la furiosa
“Licanthrope” e l’avvincente “Em nome do Medo” cantata in portoghese a squarciagola
da tutti i presenti, e il pubblico non sembra averne mai abbastanza. La band è
in forma smagliante e non si risparmia, chiudendo lo show in un crescendo con
l’inno “Alma Mater” e la decadente magia di “Full Moon Madness”. Sarebbe
davvero tempo per questa band di calcare i nostri palchi con un tour da
headliner, perché la setlist composta da appena una decina di canzoni è davvero
volata!
Chiudono la serata gli headliners Pain, che si presentano
onstage con grande carisma e professionalità, con una scenografia davvero
meritevole, sound compatto che ha un buon impatto sul pubblico. Il genere
proposto è ricco di contaminazioni elettroniche e il pubblico accoglie con buon
entusiasmo saltando, pogando e ballando! La professionalità e l’ottima attitudine live danno energia ad
uno show che per genere proposto ha poco a che spartire con le band che li hanno
preceduto e forse, in mia opinione, l’accostamento nel bill non è stato dei più
riusciti ma la band capitanata da Peter Tägtgren da vita ad uno show di buon livello, partendo
con “Same old song” seguita da “I’m going in” e dalla super-catchy “Monkey Business”,
mentre “On and On” fa ballare la folla, fino alla conclusiva “Shut your mouth”.
Sulle note dell’outro sinatriano “My Way”
la band saluta il proprio pubblico e conclude in bellezza una serata
decisamente riuscita, anche grazie alla gentilezza delle band che a termine
show si sono rese a lungo disponibili per incontrare i fans fuori dal locale. Visto
il successo e la buona partecipazione di pubblico, speriamo che il nostro paese
possa di nuovo ospitare presto eventi di questo calibro!
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